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comoda carrettella a due cavalli presero posto Maurizio, le due figlie e Paolo. Prima di lasciare la cascina, il giovane cogliendo un momento opportuno per essere da solo con la Sofia, così le parlò: — Signorina, mi dica che tutto quanto io sono per fare sarà approvato da lei. — La fanciulla, interdetta alla repentina domanda, risposegli: — Come vuole, signor Paolo, che io approvi ciò che non conosco? — Ma all’istante riprendendosi, ed offrendo la mano al giovine che v’impresse un bacio pieno di amore e di rispetto, soggiunse: — Paolo, se è pensato da voi, non può essere che bene: dunque approvo.

— Grazie, Sofia, grazie — esclamò il giovine nella massima contentezza.

Fu fatto un lungo giro, dopo il quale si entrò in città dalla porta san Marco; e, percorrendo la via Vittorio Emanuele, si girò a sinistra per la via della Tazza. Presso il caffè della borsa un cartello collocato di fresco su d’una porta decorata con molta eleganza, attirava gli sguardi dei passanti e degli uomini di commercio che per solito fanno capannelli in quella via nell’ora dei negozî. Alcuni di essi, ravvisato il Gerli, affrettavansi a fargli di cappello cerimoniosamente. Maurizio che da lunga stagione non era più penetrato in città, rimaneva maravigliato da quella specie di ovazione, quando alzando gli occhi al cartello lesse: — Banco M. Gerli e C.° Non sapendo vincere lo stupore che quella improvvisa vista gli cagionava: — chi è, esclamò, chi è che pensa a far rivivere il mio nome? O è questa una crudele irrisione?

Allora Paolo tutto sommesso e coll’intento di velare la sua nobile azione, prese a dire: — No, mio benefat-