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teco alla cascina. Non so resistere al desiderio di rivedere per il primo il mio infelice benefattore.... e....
Per quella riservatezza propria alle anime gentili, Paolo non seppe aggiungere altro; terminò d’acconciarsi in fretta, ed uscirono. Salito il giovine in una carozza, invitò Maso a sedergli d’appresso. Il buon vecchio oppose che non poteva tornare alla cascina senza aver prima tentato la vendita del pianoforte: ma assicurato da Paolo che egli stesso se ne toglierebbe l’incarico al suo ritorno in città, prese posto nella carrozza che di buon trotto parti alla volta di porta Maremmana.
Al rumor delle ruote, Emilia, ch’era presso una finestra, guardò giù nella strada, e vide Tommaso nella carrozza; e scorgendovi un altr’uomo corse a darne avviso a Sofia, immaginando che quegli fosse il compratore del pianoforte. Ambedue provarono una stretta al cuore. Per quanto fossero deliberate ad ogni sacrificio, ora pareva ad esse di perdere in quell’istrumento quasi un amico d’infanzia, e ritiraronsi, come per attingere coraggio, in camera del padre che in quel momento era assistito dalla Caterina. La carrozza si fermò dinanzi alla cascina, Paolo e Tommaso ne discesero, e per una scala esterna salirono al piano superiore. Il giovine rimase ad attendere nella prima camera; e Tommaso, in cerca delle fanciulle, s’avvicinò alla porta di Maurizio.
— Signorine, signorine, mormorò sommessamente, vengano fuori; buone notizie.
Le due sorelle credendo venduto il pianoforte, — è fatto — dissero fra loro.
— Vengano, vengano: v’è persona che brama salutarle.