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lo tormentava, ed ei finì coll’essere preso da malattia di languore, per la quale dimagravasi a vista. Per tale nuova sventura le due sorelle stavano contristate nel più profondo del cuore; e sempre più dattorno al padre, lo spiavano, lo distraevano, lo accarezzavano, tentavano insomma in tutti i modi di rinfondere in lui quel vigore che sempre più andava diminuendo. In tale stato di cose i sussidi procurati dal lavoro di Maurizio vennero meno, non che quelli che le fanciulle ottenevano dalla pittura alla quale non potevano più attendere. Le spese, come accade ne’ casi di malattia, erano cresciute, e le povere figlie si trovavano proprio allo stremo d’ogni cosa. Maso, ad insaputa di tutti, avea venduto una vacca di sua proprietà; poi aveva accattato da suo nipote qualche po’ di danaro; ciò non bastava ai bisogni della famiglia, e le sorelle di comune accordo decisero di vendere il pianoforte, sebbene il suono di quell’istrumento servisse talvolta a sollevare l’afflittissimo spirito del malato. Ma, necessità non ha legge: ed un mattino Tommaso, che in cuor suo sentivasi straziato da disperarsi, fu spedito in città per trattare la vendita del pianoforte. Il buon vecchio non sapeva indursi a simile mercato, ed andava ciondolando per Livorno come uno smemorato. Capitò così mezzo arrembato allo sbarcatojo del porto, mentre varî battelli menavano a terra i passeggieri giunti da Napoli con una nave a vapore della compagnia Rubattino.

Così almanaccando, egli arrestossi a veder difilare quella numerosa processione di viaggiatori di variotipo, di differenti paesi. Uno di essi, fra gli altri, attirò la sua attenzione. Avea barba prolissa, carna-