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furono tenuti cattivi dai genovesi per tredici anni; e quando, conchiusa la pace fra le due città, furono rimandati alle loro case, erano essi ridotti appena a mille. I genovesi per diminuire la potenza de’ loro emuli vollero ch’essi fossero tutti lungamente immersi nel lutto, e resero spopolata la loro città. Ecco il fine a che mena la gelosia fra popoli, e la smodata sete del potere.

— Maledette le guerre fratricide! — esclamò Emilia facendo col pennello un atto di rabbia contro la torre della Meloria, quasi ch’ella pure fosse stata in colpa della sanguinosa battaglia.

— Quanto scrivi bene! Ora capisco, disse la Geppina dandosi aria di grande penetrazione, perchè a Pisa si vede così poca gente, e la è tanto spopolata! —

La osservazione della fanciulla fece ridere di cuore le due sorelle; le quali però non misero in burla la loro amica perchè l’amavano di vero affetto; e per quel giorno non si parlò più nè della Meloria, nè della battaglia.

Il nuovo quadretto fu ultimato da Emilia, e riuscì tanto perfetto, che il compratore, nella supposizione d’aver a fare con qualche povero artista, sborsò a Tommaso venti lire oltre il prezzo convenuto. Poi passarono due mesi non solo senza che si ottenesse qualche nuova commissione, troppo facilmente sperata dalle sorelle; ma senza che neppure si riuscisse a vendere un altro dipinto rappresentante: una poveretta che fa l’elemosina ad una più poveretta di lei.