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egual forza coi Genovesi. I quali però, avendo ricevuto altri rinforzi, per istratagemma di guerra tenevano nascosta dietro la Meloria la squadra comandata dallo Zaccaria, composta di trenta galere. I pisani non peritaronsi punto dallo slanciare i vascelli delle due prime squadre contro quelle dei nemici. Lo scontro fu terribile, ed il combattimento venne per varie ore prolungato senza potersi raccogliere da qual parte pendesse la vittoria, tanto da ogni lato pugnavasi accanitamente. Il numero de’ morti era spaventevole; il sangue scorreva a torrenti da tutte le navi, ed il mare n’era divenuto vermiglio. Migliaia e migliaia di combattenti precipitati nelle onde, feriti o semivivi, nuotavano nella speranza di salvamento attorno alle galere, le quali già correvano all’arrembaggio. I due vascelli montati dai due capi Morosini e Doria combattevano fra loro bordo a bordo, quando di dietro la Meloria uscirono a tutta forza di remi le galere comandate da Benedetto Zaccaria slanciandosi per mezzo alla mischia, e portando immenso scompiglio nella flotta de’ pisani. Zaccaria stesso si spinse addosso alla capitana del Morosini che difendevasi eroicamente dal Doria, e messala in mezzo la ridussero in loro potere. Intanto la galera sulla quale era inalberato lo stendardo del comune di Pisa fu anch’essa fatta prigioniera dai genovesi, e ciò fe’ piegar la vittoria in loro favore. Perchè atterriti i pisani da quella doppia perdita, invitati dal conte Ugolino che diede il segnale della fuga, si ricoverarono alla rinfusa in Arno, e ridotti nello stato più miserando. In quella orribile giornata perderono i Pisani trentacinque galere, ed ebbero nientemeno che cinque mila morti e undicimila prigionieri, i quali