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VIII.
A capo di dieci giorni il nuovo quadro era pressochè compiuto. Emilia aveavi lavorato indefessamente; e tanta verità, e tanta maestria aveva essa spiegata nello imitare le tinte corruscanti del tramonto, le quali più vigorose all’orizzonte soavemente si fondono in quelle cilestrine del cielo, che sarebbesi detto il dipinto essere un riflesso del cielo medesimo. Il mare sembrava incresparsi sotto il zeffiro vespertino, mentre la torre della Meloria con tinte oscure spiccava quasi nel mezzo, come un sinistro fantasima surto dalle onde.
Geppina venuta alla cascina per la sua visita settimanale sedea vicino a Sofia, ed ambedue erano occupate in lavoro di ago, mentre Emilia in piedi dinanzi al cavalletto ringagliardiva leggermente le tinte dell’isola e della torre. Intanto veniva dicendo: — Per quanto gradito mi sia stato ritrarre il cielo ed il mare, altrettanto a malincuore dipingo ora questo spettro di torre. Io non amo i luoghi che ricordano geste fratricide; ne abbiamo, mi sembra, già abbastanza, ed in particolare nella nostra Toscana.