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parecchie settimane di data. Perchè dunque precipitare?

— Ecco la mia idea, Roberto, ed intendo effettuarla. Voi sapete che la ricchezza di un commerciante è più fondata sul proprio credito che nei suoi capitali. A fare adunque che il mio in nulla scapiti per la sventura toccatami, anzi n’esca ognora più assodato, ho deciso che tutte le merci affidatemi e perite nel naufragio vengano pagate fra tre giorni a pronti contanti e sotto sconto, sebbene siano state da me acquistate a cambiali. Pel momento ci troveremo alquanto alle strette: ma per siffatto modo il mio credito sarà duplicato, e mi darà agio d’intraprendere altre operazioni con le quali in breve ci ristoreremo della perdita sofferta.

Si tornò di nuovo sui libri; si discusse; ma la volontà del Gerli, com’è naturale, prevalse e fu scritto al Doretti. Spedito il dispaccio, parve a Maurizio di essere alquanto rimesso in tranquillità. Sul volto di lui però apertamente leggevasi quanto egli avesse sofferto nel corso di poche ore, e quanto affanno chiudesse ancora nel petto.

Dopo il mezzodì, forse per altri telegrammi giunti da Marsiglia, il naufragio della Costanza era a tutti noto, e se ne faceva un gran parlare per Livorno, in ispecie nella classe dei commercianti, molti de’ quali amavano e stimavano assai Maurizio Gerli, mentre altri vi badavano solo pe’ loro privati interessi. Alcuni passando dinanzi al banco, facevan capolino col volto compunto, quasi volendo esprimere commiserazione, ma più per cogliere qualche notizia in aria. Altri entravano per dare al Gerli, ch’era occupato al suo scrittoio, una stretta di mano alla muta, come