Pagina:Renazzi - Fra la favola e il romanzo, 1874.djvu/42


— 27 —

notte avea fermato in mente come far fronte a’ suoi impegni, e sperava a tutto provvedere prima che la novella del naufragio fossesi sparsa in città. Destò il vecchio Maso, il quale profondamente dormiva, perchè avvertisse le figlie che per talune faccende egli passerebbe molta parte della giornata fuori di casa; ed uscì lasciando il buon servo in grande meraviglia del vederlo già in piedi e con sembianza alterata.

Il mattino era placido; e il mare, alquanto nebbioso, sembrava un immenso piano di lavagna, tanto si distendeva calmo ed immobile; talchè Maurizio nel percorrere l’Ardenza per recarsi in città lo guardava mormorando con amari accenti: — E sei tu quel mostro che ieri hai inghiottito gran parte delle mie sostanze, il frutto dei sudori della mia vita! Chi il penserebbe vedendoti così tranquillo? Elemento traditore, spietato; fonte perenne di sventure. Maledetto chi a te si affida. — Poi come per impetrare rassegnazione e coraggio, volgeva gli occhi al cielo, sospirava, e sarebbesi detto che pregasse. Entrava appena nella piazza d’armi quando incontrossi col messo dell’officio telegrafico il quale recava un altro telegramma al suo indirizzo. Col cuore palpitante e la mano convulsa dischiuse il plico. Il suo corrispondente di Marsiglia davagli la conferma del disastro. Dunque era vero. Non v’era più da illudersi. Che fare? Era ancora troppo di buon mattino per recarsi al banco. S’avviò tutto impensierito e mesto fino alla piazza del Voltone; andò vagolando per diverse strade, e nel passare sotto l’abitazione del suo primo commesso lo fe’ avvisato di condursi più solle-