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La Costanza, del cui naufragio avea ricevuto notizia, era un magnifico brik fatto da lui costruire nei cantieri stessi di Livorno ed armato a tutte sue spese. Per esso aveva impiegato la buona somma di 150,000 lire. L’equipaggio componevasi di uomini scelti fra i più onesti e bravi marinai, ed il Franceschi era un capitano a lungo corso, espertissimo delle cose di mare e de’ commerci. La Costanza avea già fatto parecchi viaggi nei più lontani porti del Mediterraneo per conto proprio del Gerli, ed anche per conto altrui; ed una volta avea fatto vela per Buenos-Ayres nell’America del sud. La sua destinazione in cotesto ultimo viaggio era per Barcellona, dopo aver fatto scalo a Marsiglia. Il carico era formato di ricche merci, sia in tessuti, sia in chincaglie ed alabastri di Volterra lavorati, sia in altri oggetti che il Gerli spediva di suo proprio conto per ragion di speculare, ed acquistati, come d’ordinario usasi in commercio, con cambiali a varie scadenze. Per una fatalità, diciam così per non usare il vocabolo trascuraggine, che troppo torto farebbe al Gerli, ch’era uomo prudente e consumato negli affari, per una crudele fatalità la Costanza in questo suo ultimo viaggio non era stata assicurata. Non solo adunque la nave era del tutto perduta, ma restava l’intiero carico da pagarsi; e per l’appunto siffatto pensiero era quello che più metteva in angustie il maleavventurato Maurizio, sapendo di qual valore si fossero le mercanzie spedite.

Aggiornava appena; e stava già sulle mosse per recarsi all’officio del telegrafo, al banco, al porto.... neppur egli sapeva precisamente dove, per procacciarsi altre notizie. Nel corso della breve affannosa