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l’età, poco più poco meno delle sue, incaricò Maso di mandar subito alle case loro pregandoli di passare la sera in sua compagnia.
Il pranzo fu gustoso ed allegro: squisite le vivande; sceltissimi i vini; ed i brindisi a Maurizio, alle sue belle e buone figliuole, a tutti i commensali s’avvicendarono variatissimi e senza interruzione, e si finì col bere anche alla salute del vecchio Maso e della Caterina, siccome ai primi ministri della piccola corte del Gerli. Dopo desinare Sofia ed Emilia sul piano forte maestrevolmente eseguirono la grande sinfonia a quattro mani di Beethoven, e quindi a vicenda suonarono alcune melodie di Chopin e di Schumann e vari pezzi della Sonnambula e della Semiramide, con grande diletto del padre e degli uditori.
Venne la sera. Come per incanto il grazioso giardino fu rischiarato da fanaletti e da lampioncini a colori che appesi agli alberi, o situati fra mezzo a’ cespugli, riuscivano di un mirabile effetto, nel mentre che le sale interne venivansi rischiarando con lampade e doppieri.
Tutta la comitiva uscì fuori a respirare le profumate e fresche aure vespertine. Sopraggiunsero intanto gli invitati che in lieto conversare vennero aggruppandosi presso la scala dove più numerosi erano i lumi. I preludii di una contraddanza accennati da un violino, da un violoncello e dal piano-forte furono il segnale d’invito a rientrare nella casa. La sala di trattenimento, sgomberata d’ogni superfluo, offriva una giusta area ai danzatori che in breve uniti alle danzatrici gajamente se ne impossessarono. Queste coppie erano composte dei giovani invitati dal Gerli e di parecchie vaghe fanciulle, mentre i padri, le madri e