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gnorine, tanto più che anch’essi vi trionfavano; ma il signor Maurizio osservò che quanto appartiene agì affetti intimi del cuore, non deve mai esporsi agli sguardi dei curiosi, siano pure amici, e deve serbarsi per noi soli con una specie di religione e di mistero.

Giunta l’ora del desinare, prima di passare nella camera da pranzo, il Gerli volle bene intendere dalle figlie il programma della festa, ed udito che oltre l’offerta del quadro, oltre il pranzo e la musica eseguita sul pianoforte, vi sarebbe stato ballo la sera, esclamò: — Ah! ah! qui vi aspettava! Dunque anche ballo? E questa smania di far muovere le gambe è pure ad onor mio, che ho cessato di ballare venticinque anni fa? Un ballo! Cospetto! E avete pensato da voi, senza consenso delle autorità, anche agli inviti? Oh questo è compromettente per due fanciulle; fuori, fuori la lista, carine, vediamo la nota de’ ballerini.

L’Emilia presentò la lista, ma il padre, scorsala appena, scoppiò in una grassa risata. Ma com’è possibile, figliuole, pensare alla danza con siffatti medaglioni alla Pompadour! Se non avete altri cavalieri potete prepararvi ad un minuetto in parrucca e guardinfante. — E volgendosi alla giovinetta amica delle figlie: — Dite su Geppina, non ho ragione io? Vuol esser primavera e non inverno.

— Ma noi non abbiamo osato — dissero le fanciulle.

— Oserò io, oserò io per voi, carine; qua carta e penna. Ora distendo io una lista di ballerini senza cipria, e che avranno la gamba svelta. Ed infatti, notati alcuni giovani loro conoscenti, gli addetti al banco, ed altri amici che avean figli e figliuole del-