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Emi. — Prendeva cura delle tue colombe....

Sof. — Copiava le tue carte da musica....

Emi. — Sembrava in estasi quando tu suonavi....

Sof. — Insomma tu Emilia eri la sua prediletta....

Emi. — No, Sofia, la eri tu; e non sapresti negarlo...

Sof. — Ed essere andato così lontano!

Emi. — In Egitto. Dio mio! E senza darci più sue notizie! Scrisse una volta al babbo da Malta, due volte da Cairo, e poi averci tutti dimenticati! Non lo avrei giammai sospettato: egli che amava tanto il babbo, egli ch’era stato tanto da lui beneficato! Ma per quale ragione si sarà indotto a sì repentina partenza dalla nostra casa?

Emi. — Per quanto io m’abbia posto a tortura il cervello, non m’è riuscito d’indovinarlo. Or sono due anni, e.... —

Il dialogo delle due sorelle fu interrotto per l’arrivo di alcuni fra i convitati. Mentre costoro traversavano il giardino, le due fanciulle discesero i gradini per avviarsi ad incontrarli. Erano essi vecchi amici del padre che, dietro il consiglio e l’annuenza di Caterina e Maso, i quali in questa occasione eccezionale aveano assunto una insolita autorità, erano stati dalle sorelle pregati di passare la giornata e la sera in loro compagnia. Entrando nella casa, esse avevano messo a parte del loro segreto i nuovi arrivati, e si ridussero nella sala di compagnia per attendervi il ritorno del padre.

Diciamo chi fosse quel signor Paolo di cui le fanciulle aveano lamentato l’assenza. Paolo era figlio d’una povera vedova, che, per unico sussidio al mondo, possedeva le braccia del figlio. Il quale era un giovine pieno di buona volontà, d’intelligenza, e già