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— Le si figurino, signorine, la interruppe Maso, i contadini e le casigliane di lì attorno, tutte conoscevan la mamma, che, quando passava su pe’ sentieri del monte andando a diporto, a chi volgeva un risolino, a chi inviava un saluto, e a chi dirigeva una buona frase; accarezzava i loro bimbi, e se sapeva che alcuno fosse malato o in istrettezze, accorreva subito con qualche soldino in tasca, e li confortava con dolci parole. Che angelo, benedetta! Quando dunque seppero ch’ella s’era fatta sposa, molte fanciulle si trovarono sul suo passaggio all’uscire di chiesa e le offersero mazzetti di fiori, de’ quali sparsero anche il suo cammino ripetendo: — Dio la benedica, Dio la benedica! —
Le due sorelle erano commosse e non poterono pronunciare parola; e Maso proseguì:
— Ecco dunque, signorine, quel che io, al loro posto, ritrarrei, certo che al babbo non potrebbero offrire più caro ricordo. Mettiamo la scena presso il piazzale del santuario. La signorina Emilia dipingerà la chiesa, gli alberi, il cielo sereno; e la signorina Sofia porrà nel mezzo la mamma ed il babbo, più indietro i nonni, noi, e da lato le fanciulle del contado con le cestelline di fiori... I due ritratti in miniatura, che rimontano proprio a quell’epoca, terranno luogo di originale per le somiglianze.
— La mamma vuol essere col vestito celeste ed il manto di blonda sul capo, interruppe Caterina; ed io le descriverò, signorina, la moda d’allora che l’era differente di molto da quella d’oggidì.
— E poi, soggiungeva Maso, pel giorno della festa si coprirà il dipinto con una specie di siparietto su cui sarà scritto a caratteri belli e netti — Il ritorno