zionate nella persona; occhi e capelli neri; carnagione brunetta; voce insinuante; sorriso facile e dolcissimo. Ciò per il fisico. Per il morale poi nulla lasciavano a desiderare. Esse avrebbero tenuto con onore il posto di eccellenti massaie, tanto per filo e per segno conoscevano tutto ciò che spetta al governo della casa; e ad un tempo avrebbero potuto figurare ambedue nelle sale della migliore società, tanta era la squisitezza dei loro modi, la nobiltà del loro contegno, e le doti intellettuali di cui andavano fornite. Sapevan di storia, di grammatica, di geografia, in somma di lettere quanto è necessario ad una donna che non debba far la parte di saccente. Ambedue di lettavansi di musica, sapevano eseguire qualunque ricamo, e coltivavano la pittura con amore e finezza. Sofia ch’era la maggiore, dipingeva la figura, ed Emilia il paesaggio, e l’una per solito compiva quel che mancava ai lavori dell’altra. Sofia popolava di graziosi gruppetti le valli, ed i boschi dipinti da Emilia, mentre questa decorava i fondi delle figure della sorella con iscenette bene accomodate ai soggetti con cespugli, fiori ed alberi. E ciascuna delle due era tutta orgogliosa di mostrare il lavoro fatto dall’altra nel proprio quadro, e quando ad esse venivano elargite lodi e finezze, a vicenda sostenevano che tutto il pregio stava nelle parti dipinte dalla sorella. L’una non disvoleva mai quel che l’altra bramava, e vivevano con tanta armonia quanta se avessero un’anima sola. Convien dire però che il merito di una educazione siffatta era, è vero, del padre, che da per sè stesso avea voluto farsi e precettore e guida delle proprie figlie: ma in gran parte contribuito aveavi Caterina, antica cameriera di casa; la quale può dirsi ch’era