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con esse, allorchè erano rimaste orfanelle per la morte della madre.

Maurizio Gerli, figlio di modesto negoziante di Livorno, fin da giovinetto erasi dato al commercio, nel quale era divenuto perspicace e trafficatore in modo, che in breve tempo avea migliorato di molto la propria condizione e procacciatosi fama di segnalato galantuomo e di abile commerciante. Accumulata qualche fortuna, tolse in moglie la figlia di un vecchio amico di suo padre, la quale egli avea conosciuta fin da fanciulletta, e che in quattro anni lo rese padre avventuroso di due vezzose bambine. Vivea invero felice, e le sue faccende prosperavano; quando la moglie presa da subitaneo malore, in pochi giorni spirò la vita nelle braccia di lui. Non è a dirsi come egli ne fosse afflitto, ed in quale desolazione vivesse per alquanti mesi! Poi, le cure che le due fanciullette esigevano; il conforto che provava nel vederle crescere fresche, vivaci ed amorose; la necessità di attendere ai suoi traffici, e soprattutto il tempo, ch’è la più efficace panacea a siffatti dolori, mano mano lo resero meno sconsolato, sebbene rimpiangesse sempre la sua buona compagna. Egli perciò si rinchiuse tutto ne’ suoi negozi e nella sua famiglia: lasciò la casa che teneva in Livorno, serbando solo un locale pel banco, e prese a pigione quella che or abitava fuori di porta a mare, che in progresso di tempo fece sua proprietà, riducendola una delizia della quale aveva fatto il suo paradisino, come egli diceva, e gli angeli n’erano le sue figliuole. Le quali potevano dirsi due perle accoppiate, tanto somigliavansi, sebbene l’una maggiore dell’altra di circa due anni. Esse toccavano la ventina; alte, snelle e ben propor-