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che, ho veduto le api, ho veduto la merla e i merlotti. Senti quante cose!

— Ma quante volte avrai veduto le formiche, e le api, e le merle, e non le hai avvertite; e ora a che tanta meraviglia? Narrami, ch’io ti ascolto.

— Ed io ti dirò tutto. È vero che finora io avea visto le formiche, le api, le merle; pure non ci avea mai badato: ma oggi mi ci son preso gusto, proprio gusto. Ecco qui che cosa è stato, nonna. Dove finisce la siepe delle nocelle, sul sentieretto ho veduto una lunga processione di formiche: ma tante, tante, nonna, come mai. Andavano, venivano, s’incontravano, si fiutavano quale con una pagliuca, quale con un moscherino, quale con un granello. Talvolta due, tre spingevano o rotolavano una grossa lente, o un fagiuolo e perfino una fava secca. Io le ho seguite per vedere dove andavano a deporre tutta quella roba; ed esse non si davano mica pensiero di me. A venti passi di lì, una appresso l’altra, penetravano in una bucarella dentro la quale sparivano col bottino, e poi riuscivano frettolose e riprendevano la loro strada. Scorso qualche poco, ho io pensato; dove prendono esse tanta grazia di Dio? — Tornato indietro, ho seguito la processione scarica, che penetrando sotto la siepe, entrava nel podere del signor conte. Io non ho potuto vedere altro; ma poco discosto si scorgeva il tetto del granaio. Intesi allora che cosa facevano quelle ladre. Tu m’hai detto, nonna, che il rubare è peccato, e che non bisogna togliere l’altrui che è male, e si è puniti: Sta contenta, nonna, che la punizione la ho data io a quelle ladroncelle. Ho tolto un vengoncello, e dagli, dagli quante ne ho potuto fa cendone una pesta fino alla buca, e quelle non ru-