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vanda, che forma uno dei principali diletti degli orientali.
Chi avrebbe in esso raffigurato il meschinetto venditor di sigari con la cassetta turchina appesa al collo?
Erano però tanto innocenti i suoi sollazzi! E, rimessosi in giro, percorreva i vari bazar; ammirava i ricami, i tappeti, le stoffe, le pantofole ingemmate, le pipe ed i narguilè, gli sgabelli intarsiati di avorio e di madreperla; osservava i lavori d’ambra, le armi, i gioielli, gli oggetti antichi, e tante altre curiosità che hanno un tipo tutto differente da quello europeo. Vedendo qual buona gente si fossero i Turchi, avea finito coll’abituarsi ad essi, e godeva assai nello studiarne le meditabonde e pacate fisonomie, il lento andare, le vesti strane e pittoresche. Si arrestava sovente ai cantoni delle vie per vedere i briosi cavallini da nolo, tutti insellati ed adorni il collo dei monili di vetro, che i cavallari offrono ai passeggieri per recarsi celeremente e con poca spesa da un luogo all’altro. I muezzin erano però quelli che maggiormente attiravano la sua curiosità, e perdeva talvolta preziosi momenti aspettando per sentirli gridare. I muezzin fra i maomettani tengono luogo di campane per invitare i fedeli alla preghiera. Ogni moschea ha uno o più minareti, che sono torricine molto elevate aventi in giro una o più ringhiere di muro o di pietra. Cinque volte il giorno il muezzin ascende sulla ringhiera, e girando in essa con flebile canto e con voce sonora ripete: — Non v’è altro Dio che Dio, e Maometto è il profeta, di Dio — Invero quelle note che ondeggiano lentamente per l’aria hanno qualche cosa di solenne e di mistico da far