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russi; ma fermando i passi ogni qual volta crede raffigurare un soldato francese.

Uno, due, tre, tanti, sono tutti della compagnia di Roberto. Questi sono morti, questi altri pure.

Mossiù Roberto, mossiù Roberto, chiama tutto in angoscia il povero fanciullo.

Un ferito che carpone tenta avvicinarsi alle barelle: — chi cerchi ragazzo? gli dice, monsieur Robert, il tenente, sta più giù; non ha più l’imbarazzo di una gamba.

Il fanciullo palpitante avanza con cautela, con lo sguardo intento, gettando la luce della lanterna su d’ogni volto, su d’ogni sasso.

— Ah eccolo, ah eccolo, — egli esclama — mossiù Roberto, coraggio. Siamo salvi; salvi, mossiù Roberto.

Roberto, sfinito e per la perdita del sangue, e per lo spasimo, aprì gli occhi, ma non ebbe forza di rispondere.

Poco dopo disteso in una delle lettighe, egli era portato allo spedale, mentre il fanciullo piangente accompagnavalo da lato tenendolo per mano. La gamba era lacerata in più parti e le ossa frantumate. Non v’era altro rimedio che l’amputazione; e fu fatta. Zaccaria dipartivasi di rado dal letto del disgraziato tenente, il quale raddoppiava di tenerezza e di amicizia verso il bravo fanciullo, che, timido di natura, in quella occasione avea dato prove di un coraggio immenso.

Gli ospedali da campo, per quanto ampî e numerosi fossero, erano ricolmi di malati e di feriti; e coloro, pe’ quali non si aveva speranza di guarigione compiuta, venivano posti su di una nave a vapore e tras-