Pagina:Renazzi - Fra la favola e il romanzo, 1874.djvu/106


— 89 —

l’onta, ed avanzandosi verso il maresciallo, rialzatesi le ciocche de’ capelli, esclamò — ma guarda, viva Dio, guarda se questa è fronte da ladro! Guarda queste mani incallite, e dimmi se non ho sempre vissuto col lavoro delle mie braccia?

Ed intanto tendeva verso di lui le palme spalancate come a testimonio della sua onoratezza.

Il maresciallo inesorabilmente seguiva a perquisire, e nel frugare in fondo ad un cassetto del banco ebbe trovato il borsellino avvolto in alcuni stracci.

Zaccaria non potè tenersi dal gridare. — Ah, eccolo! — ed il maresciallo ponendolo sotto gli occhi dell’intagliatore: — a voi, galantuomo — gli disse.

Fu un colpo di fulmine. L’infelice rimase con le braccia tese, le palme aperte. Poi battendosi la fronte: — ah miserabile, tu sei il mio assassino.

Zaccaria comprese all’istante. Il ladro era Giovannino. Volle parlare; ma al misero padre, certo che la propria innocenza sarebbesi fatta palese, ripugnò d’accusare il figlio per giustificarsi; e con un gesto, con uno sguardo pieni di energia imposegli silenzio.

Il maresciallo credè l’artiere adirato contro il fanciullo, e per avere maggior prova del delitto: — è questa la borsa? — domandò a Zaccaria.

— Sì.

Quindi rivolto all’intagliatore.

— Questa è la vostra stanza?

— Sì.

— Questo è il vostro banco?

— Sì.

— Chi vi ha posto questa borsa?

— Non lo so.

— Ah! non lo sapete?