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tracciato, non ebbimo motivo di deviare quel nostro lavoro. Cuopriva sempre il condotto, come abbiamo accennato, uno strato di rena, e tratto tratto si trovavano delle grosse pietre, poste quasi a sostegno dei tubi, alcuni lunghi ben 5 metri; e ne assicurava le singole commessure un gran masso dello stesso piombo di forma quadrata.

Accompagnammo per 45 metri quel condotto senza incontrare alcuna divergenza di direzione al tracciamento, quando giunti al confine del campo verso occidente, e precisamente distanti un mezzo metro dal così detto macerone, che alto, serve di passo a quei vicini terreni, e divide quella mia proprietà, si trovò rotto, e per quante ricerche venissero da me fatte sotto quel macerone, e il possessore dell’attiguo campo aperta avesse, a mio intuito, una fossa lunga tutto il medesimo, dirimpetto al nostro condotto, non ci venne fatto di più rinvenirlo. Feci allora estrarre quei tubi, per continuare lo scavo. Ogni tubo portava rilevata la seguente leggenda, ripetuta in alcuni

THALAMVS. FECI


Chiaro apparisce in questa il nome dell’antico artefice. Trovai avere un diametro di 13 centim. ne mai per lo innanzi, venne trovato di simile grandezza; lo credo uno dei principali, se non il primo, acquedotto, che l’acqua potabile dai vicini monti alla Città conduceva; meglio anco me ne convince la sua postazione, che, per quanto si può comprendere, pas-