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Camera dei Deputati — 52 — Senato della Repubblica


ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti



mo della loggia non poteva che essere graduata a seconda del ruolo rivestito dagli affiliati, e trattandosi di finalità squisitamente «profana», per restare nella terminologia, non poteva che assumere a metro di paragone il loro ruolo «profano», ovvero gli incarichi e le funzioni da essi ricoperti nella società. In via esemplificativa ci sembra di poter evidenziare che, rispetto a tale ultimo fine, il coinvolgimento del direttore dei Servizi segreti fosse ben diverso da quello di un ufficiale subalterno.

Di pari evidenza risulta che per quanto invece attiene al fine immediato dell’organizzazione, diversa era la conoscenza delle attività della loggia a seconda dei settori di appartenenza; talché, tenendo anche conto del grado di espansione delle attività, quanto avveniva nel settore editoria coinvolgeva certamente gli appartenenti del gruppo Rizzoli ma non in pari misura, ad esempio, gli esponenti di vertice del mondo militare i quali pur essendo a conoscenza della penetrazione nel settore, ricorrevano alla intermediazione del Gelli per i contatti reciproci, secondo quanto dimostrano vari episodi di ingerenza nel Corriere della Sera, gestiti, verosimilmente, dal Trecca.

Possiamo allora concludere che a livello di fini dell’associazione, immediati o ultimi che siano, si riscontra lo stesso fenomeno di parcellizzazione tra i soci rilevato a livello strutturale; conclusione questa che per la convergenza dei risultati interpretativi non solo arricchisce il nostro patrimonio conoscitivo, ma attribuisce connotazioni di verosimile attendibilità alla ricostruzione proposta. Rimane da ultimo da precisare che il modello organizzativo studiato, anche a livello di finalità dell’associazione, presupponeva che il possesso completo della loro conoscenza risalisse soprattutto alla figura che vi fa capo e quindi al Venerabile Maestro, la cui infaticabile attività è testimoniata da tutte le fonti e che risulta ben spiegabile in un contesto associativo cosÌ organizzato. La Loggia P2 ci appare allora in tutta la sua funzionale essenzialità, patologica certo rispetto ai modelli normali di assaciazione, ma assolutamente idanea quale strumenta destinata alla gestione di una generale operazione di inserimento nel sistema a fini di condizionamento e controllo. Il modello assunto è stato definito «per cerchi concentrici» dall’onarevole Rognoni e tale espressione ben rappresenta la settorialità di strutture e di relazioni sociali proprie dell’organizzazione.

Non è infine chi non veda come questa tipologia associativa, pur patologica, nan sia peraltro del tutta nuova. Il Procuratore generale della Repubblica, nei motivi di appella avversa la sentenza del Giudice istruttore del tribunale di Roma, ha infatti affermato, con riferimento al problema di segretezza, che «sembra quasi di vedere enunciate, per tabulas, le regole del silenzio, omertà e sicurezza a cui si dovevano attenere gli appartenenti ad organizzazioni terroristiche o mafiose a camorristiche». Analogo riferimento è proposto dalla sentenza del Consiglio Superiore della magistratura. Questi rilievi passano essere allargati ad un più generale contesto interpretativo, poiché ci è dato osservare che da tali organizzazioni, che si muovano nell’illegalità in forma organizzata, la Loggia P2 mutua quella frammentazione dei rapporti sociali e quella