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Camera dei Deputati — 25 — Senato della Repubblica


ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti


Oriente e gli iniziandi. Né appare dignitosamente sostenibile che tutto ciò si sia verificato senza che il primo venissle mai a conosoenza del fenomeno ed i secondi non venissero mai a sospettare della supposta frode perpetrata a loro danno, consistente nell’affiliazione abusiva ad un ente totalmente all’oscuro di tale procedura.

Sembra invece più ragionevole ritenere che la sospensione decretata nel 1976 rappresentò una più sofisticata forma di copertura, alla quale fu giocoforza ricorrere perché Gelli e la sua loggia costituivano un ingombro non più tollerabile per!’istituzione. Si pervenne così al duplice risultato di salvaguardare nella forma la posizione del Grande Oriente, consentendo nel contempo al Gelli di oontinuare ad operare in una posizione di segretezza che lo poneva al di fuori di ogni controllo proveniente non solo dall’esterno dell’organizzazione ma altresì da elementi interni. A tal proposito si ricordi che non ultimo vantaggio acquisito era quello di avere eliminato dall’organizzazione il gruppo dei cosiddetti «massoni democratici», avversari di lunga data del Gelli e dei suoi protettori.

La situazione che si delinea al tlermine del lungo processo sin qui ricostruito è pertanto contrassegnata da due connotati fondamentali:

1) Gelli ha acquisito nella seconda metà degli anni settanta il controllo completo ed incontrastato della Loggia Propaganda Due, espropriandone il naturale titolare e cioè il Gran Maestro;

2) la Loggia Propaganda Due non può nemmeno eufemisticamente definirsi riservata e coperta: si tratta ormai di una associazione segreta, tale segretezza sussistendo non solo nei confronti dell’ordinamento generale e della società civile ma altresì rispetto alla organizzazione che ad essa aveva dato vita.

Rileviamo inoltre che le due ristrutturazioni seguite alla «demolizione» votata dalla Gran Loggia nel 1974 furono strettamente interdipendenti alle vicende personali di Lido Gelli tanto nella loro genesi quanto nel loro risultato finale, secondo quella logica di identificazione tra la Loggia Propaganda e Licio Gelli che, sin dall'ingresso di questi in massoneria, fu dai massimi dirigenti di Palazzo Giustiniani programmata e perseguita secondo una non smentita linea di comportamenti. Furono infatti i responsabili della comunione che, manovrando statuti e procedure interne, crearono una situazione nella quale,le jnsegne della massoneria venivano a fungere da schermo o, se si preferisce, da pretesto ad un organismo avente natura,e finalità affatto peculiari. Ma sia ben chiaro che tali anomalie altro non furono se non il frutto di processi interni alla Istituzione che a questa organizzazione aveva dato origine, che aveva consentito si evolvesse verso l’assetto finale, guidandone con accorta regia lo sviluppo, che ne aveva infine tutelata la forma particolare di organizzazione raggiunta. Concludendo la ricostruzione di queste vicende la Commissione può pertanto affermare che la Loggia P2 può a buon diritto essere definita una loggia massonica, secondo la terminologia adottata dalla legge di scioglimento votata dal Parlamento, per la primaria considerazione che la sua forma degenera-