Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Camera dei Deputati | — 13 — | Senato della Repubblica |
ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti
attivamente sia per la riunificazione con la comunione di Piazza del Gesù, sia per far cadere le preclusioni esistenti con il mondo cattolico. Lido Gelli quindi, a pochi anni dal suo ingresso in massoneria, appare ricoprire un ruolo di rilievo, d'intesa con il vertice dell'istituzione ed in modo del tutto personale, sia per la portata delle questioni affidate alla sua gestione, sia per la posizione affatto speciale che gli viene attribuita.
La posizione di preminenza assunta con rapida ascesa da Licio Gelli nella comunione di Palazzo Giustiniani non è in realtà spiegabile se non attraverso l'analisi dei rapporti che questi riuscì ad intrattenere con i dirigenti dell'organizzazione ed in particolare con i Gran Maestri, a cominciare dal Gamberini, che patrocinò l'ascesa iniziale di Gelli, in sintonia con il Gran Maestro aggiunto Roberto Ascarelli. Terminata la Gran Maestranza del Gamberini nel 1970, a questi succèdeva, all'insegna della continuità, il medico fiorentino Lino Salvini, il quale provvedeva a ritagliare al predecessore un proprio spazio di influenza, affidandogli !'incarico retribuito di sovrintendere alle pubblicazioni della comunione, nonché quello di tenere i rapporti con le massonerie estere e, secondo vari testimoni, con la CIA. Di fatto quindi il Gamberini veniva ad assumere il ruolo di plenipotenziario per i contatti internazionali del Grande Oriente conservando nell'istituzione una posizione di personale prestigio e influenza, che gli avrebbe consentito di traversare indenne, a differenza del suo successore Salvini, le vicende burrascose e le aspre polemiche, spesso poco « fraterne », che contrassegnano la vita della comunità negli anni settanta. Sarà comunque il Gamberini, all'uopo retribuito dal Gelli, a presenziare, nella sua qualità di Gran Maestro, alle iniziazioni che si tenevano presso l'Hotel Excelsior ed è ancora il Gamberini che secondo un documento in possesso della Commissione (debitamente periziato) provvede a redigere la minuta della lettera con la quale il Salvini eleva nel 1975 il Gelli alla dignità di Maestro Venerabile; un documento, questo, che getta una luce invero rivelatrice sulla natura dei rapporti che correvano tra Gelli e la Gran Maestranza, quale ne fosse il titolare, palesando una continuità di indirizzo per la quale è legittimo chiedersi quali radicate motivazioni essa avesse e quali ambienti ne fossero la reale fonte ispiratrice. Non meno stretti sono peraltro i rapporti di Gelli con il Gran Maestro Salvini che egli dichiarava, agli inizi degli anni settanta, di poter distruggere in qualsiasi momento. A testimonianza del legame non certo limpido tra i due personaggi vale a tal fine ricordare l'attacco che il Gelli, manovrando dietro le quinte, fece portare da Martino Giuffrida al Gran Maestro nel corso della Gran Loggia di Roma (1975). L'operazione sostanziata da una serie di precise accuse sul piano della correttezza e moralità personali, venne fatta cadere solo dopo un incontro riservato tra il Gelli ed il Salvini, intervenuto a seguito della mediazione dell'onnipresente Gamberini. Quanto infine ai rapporti con il successore del Salvini, generale Battelli, basti qui ricordare i documenti in possesso della Commissione che riportano le dichiarazioni scritte di testimoni, secondo le quali il Battelli ed il suo