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Camera dei Deputati — 149 — Senato della Repubblica


ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti



disfunzioni di tale sistema, essa s'innesta su di esse ed esse mira a coltivare ed incentivare; perfettamente logico appare, in tale distorta prospettiva, che nel piano di rinascita democratica si prospetti la creazione di due nuove formazioni politiche in funzione di contrappeso a quelle esistenti.

Ci si svela, in questi passaggi nei quali si prevede di «selezionare gli uomini» e di intervenire sulle formazioni politiche esistenti, una delle connotazioni principiali del progetto politico della Loggia P2, individuata dal Commissario Occhetto nell'operare attraverso continue mediazioni, che si innestano nelle divisioni del sistema, una continua ricomposizione della classe dirigente.

La logica del controllo, vera chiave di volta interpretativa della storia della Loggia P2, è appunto quella di interagire sulle forze presenti nel sistema, e tra queste e le forze politiche, pedine sulla scacchiera alla pari delle altre, per pervenire al raggiungimento degli obiettivi del piano non con assunzione diretta di responsabilità, ma per via di delega: sono questi i politici ai quali affidare l'attuazione del piano, che l'ignoto redattore qualifica con sinistra e involontaria ironia: «onere».

La logica del controllo contrapposta a quella del governo balza qui in evidenza con tutta la cinica conseguenzialità di una visione politica che tende a situare il potere negli apparati e non nella comunità dei cittadini, politicamente intesa. È alla razionalizzazione degli apparati e dei processi produttivi, infatti, non del sistema di rappresentanza della volontà popolare del quale i partiti sono manifestazione, che il piano sintomaticamente si finalizza con lucida coerenza: una razionalizzazione che appare calata dall'alto — o iniettata dall'esterno? — e che non promana come frutto dei processi politici attraverso i quali una società libera e vitale esprime le proprie tensioni e trova i suoi assetti istituzionali.

Questo è il limite storico del piano di rinascita e dell'esperimento politico della Loggia P2: il vizio d'origine che ne fa una soluzione alla lunga perdente per una società nella quale la libera dialettica delle diverse scelte politiche costituisce presupposto imprescindibile per la vita delle istituzioni. Ma sarebbe assurdo e pericoloso adagiarsi su tale certezza e non riconoscere che in quella libera dialettica, o meglio nelle sue possibili disfunzioni, si può celare il punto nevralgico di possibili debolezze sulle quali fenomeni quali la Loggia P2 s'innestano e fanno leva, per dispiegare in tal modo tutta la forza di eversione corruttrice di cui sono potenzialmente capaci.

In questo ordine di idee possiamo allora affermare che la Loggia P2 si contraddistingue per una connotazione politica che ci è dato definire come di sostanziale neutralità, volendo con tale termine individuare in primo luogo la potenzialità del progetto, al di là delle pregiudiziali ideologiche, ad uniformarsi alle situazioni politiche che si determinano nel sistema, quella che il Commissario Padula ha chiamato la versatilità della Loggia P2, ovvero la sua capacità di adattamento. Neutralità che non deve peraltro confondersi con una generica indifferenza verso le vicende politiche, che al contrario ricevono un diverso grado di attenzione e quindi di gradi-