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Camera dei Deputati | — 146 — | Senato della Repubblica |
ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti
III — Il piano di rinascita democratica ed il principio del controllo.
L’analisi sviluppata nel corso di questo capitolo trova puntuale conferma in due documenti di singolare ed illuminante contenuto: il piano di rinascita democratica ed il memorandum sulla situazione politica in Italia.
L’esame dei due documenti lascia ritenere che la loro redazione materiale sia riconducibile a persona in grado di formulare analisi politiche non prive di finezza interpretativa, nonché dotato di una preparazione giuridica di ordine superiore; trattasi inoltre, e lo testimonia la padronanza di terminologie proprie agli addetti ai lavori, di persona in dimestichezza con gli ambienti parlamentari. Il piano di rinascita democratica può essere datato, in ragione di riferimenti interni, con sufficiente approssimazione, alla seconda metà del 1975 o agli inizi del 1976. Si tratta certamente di due testi comunque non redatti dal Gelli personalmente, se non altro per la sua carenza di cultura giuridica specifica, ma da lui direttamente ispirati a persona molto vicina.
L’attenzione da rivolgere al piano di rinascita democratica è giustificata dalla considerazione che il documento si pone come il risultato finale di una serie di testi nei quali è consegnata al nostro studio una ideologia che abbiamo già definito di stampo genericamente conservatore, contrassegnata da una propensione di avversione al sistema nel suo complesso e da un superficiale apprezzamento del ruolo dei quadri tecnici in rapporto alla dirigenza politica. Sono queste le osservazioni già sviluppate analizzando il verbale della riunione di loggia del 19711, rispetto al quale 11 piano di rinascita democratica si pone come una successiva e più sistenlatica articolazione. Altro riferimento documentale al quale riportarsi è il piano elaborato dal gruppo Sogno all’incirca nello stesso torno di tempo2. Va infine ricordato che la terza nota informativa dell’ispettore Santillo denuncia la circolazione nell’ambiente della loggia di un documento del quale si riassumono i punti principali, in modo da consentirci di affermare che il testo in questione era il piano al nostro esame o documento estremamente simile3.
I riferimenti formali e sostanziali enunciati ci consentono pertanto di collocare nella giusta prospettiva il piano di rinascita democratica che rispetto a questi testi si contraddistingue, secondo una linea di continuità, come la più articolata e consapevole espressione di una somma di opinioni ed idee che costituivano il minimo comune denominatore ideologico dei gruppi che si esprimevano nella Loggia p 2. Come tale il piano non va né sottovalutato, riducendolo a semplice manifesto propagandistico agitato soprattutto a fini di confusione dell’osservatore esterno, né sopravvalutato considerandolo come le immutabili tavole di un organismo che, come sappiamo, «metteva al bando la filosofia». Un documento quindi che deve essere