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Camera dei Deputati — 139 — Senato della Repubblica


ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti



più volte espresse che emergono dallo studio della vicenda organizzativa e funzionale della Loggia P2, rilevando come, nell’arco del decennio che segna approssimativamente il periodo della sua operatività, essa sembri vivere sostanzialmente due stagioni che con diverso segno contraddistinguono la sua struttura, l’ambito dei suoi interessi, le forme di intervento.

La prima è quella che corre grosso modo dalla fine degli anni sessanta alla metà degli anni settanta; nel corso di questa prima fase, la Loggia Propaganda vive sostanzialmente ancora nell’orbita della massoneria di Palazzo Giustiniani, che conserva su di essa, attraverso la Gran Maestranza, una sorta di primazia esercitata in condominio con Licio Gelli. Essa è già certamente qualcosa di diverso dalla tradizionale Loggia P2, ma comunque sempre secondo una linea di continuità ideale ed organizzativa che unisce le due organizzazioni, ben rappresentata dal continuo contrasto tra il Gelli ed il Salvini, questi sempre volto al tentativo di riaffermare il suo ruolo di suprema guida della famiglia massonica e quindi di tutte le strutture in essa ricomprese.

È questa la fase della penetrazione massiccia negli ambienti militari che vede il Gelli, secondo la precedente ricostruzione, dedicare le sue energie al reclutamento di un gran numero di uomini in divisa. Il tenore dei discorsi che ad essi tiene è quello del verbale della riunione del 19711: sono discorsi di segno spiccatamente conservatore che si indirizzano ad una condanna del sistema nel quale le forze politiche da controbilanciare vengono individuate in un’area che si definisce clerico-comunista. La Loggia si caratterizza così ai nostri occhi per una forte connotazione anti-sistema, di conseguenza, per una sua accentuazione indirettamente eversiva, che si riflette nelle allusioni ad eventuali soluzioni di tipo autoritario che il Gelli non tralascia di ventilare all’elemento militare, il quale, come abbiamo visto, costituisce se non l’elemento portante, certo una componente essenziale dell’organizzazione. Una testimonianza diretta di questo indirizzo politico ci viene offerta dalla riunione dei generali che si tiene a Villa Wanda nel 1973.

Ma al Gelli, uomo d’ordine che chiede o sembra chiedere esiti politici che portino, all’insegna della conservazione, a situazioni di maggiore stabilità nel Paese, corrisponde in questi anni in modo speculare il Gelli che trama con gli ambienti dell’eversione nera, secondo la ricostruzione offerta nel capitolo apposito, con quegli elementi cioè che coltivano progetti ed attuano iniziative che si pongono come non ultimo degli elementi destabilizzanti di quel periodo. Sono questi gli anni del golpismo strisciante (golpe Borghese) e degli attentati dinamitardi che da piazza Fontana in poi accompagnano e segnano una stagione politica contrassegnata dalla ricerca di soluzioni non effimere, dopo la rottura degli equilibri politici e sociali intervenuta alla fine degli anni sessanta, quando si consumava la prima fase dell’esperimento politico di centro-sinistra. Durante questa fase, conviene da ultimo rilevare, Gelli gode del più assoluto anonimato presso l’opinione pubblica e può agire indistur-

  1. Vedi pag. 16.