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Camera dei Deputati — 95 — Senato della Repubblica


ix legislatura — disegni di legge e relazioni — documenti



attentati sulla linea ferroviaria Roma-Reggio Calabria in occasione dei disordini di Reggio Calabria e dei successivi raduni, il mancato attentato in cui venne ferito Nico Azzi, l’attentato di Vaiano, rivendicato dalle Brigate Popolari Ordine Nuovo, gli attentati dicembre 1974 gennaio 1975, per cui furono condannati dalla corte di assise di Arezzo proprio Tuti e Franci) e che fra tali gruppi debba annoverarsi come già vivo e vitale, nell’agosto 1974, quello ricomprendente Tuti e Franci».

Concludono peraltro malinconicamente i giudici bolognesi con la constatazione di un limite invalicabile alla loro indagine, costituito dal fatto che «l’imputazione riguarda solo esecutori materiali e non, ahimé, lontani mandanti».

Già tanto potrebbe bastare per legittimare le conclusioni sopra anticipate. A ciò si aggiunga che sospetti di protezione dell’ultradestra eversiva gravano su ben individuati uffici della magistratura aretina. Persino la sentenza di Bologna (pag. 191) ne riferisce confermando il convincimento degli eversori neri di poter contare sull’importante protezione di un magistrato affiliato ad una potentissima loggia massonica, e risultano agli atti dichiarazioni assai gravi relative ad autorizzazioni di intercettazioni telefoniche non concesse ed ordini di cattura non emessi1. Il dato al di là di responsabilità individuali su cui non è questa la sede per disquisire è dimostrativo di una di quelle «opinioni» o «stati d’animo» significativi fondati o meno che siano che legittimamente una commissione d’inchiesta accorta e da cui altrettanto legittimamente trae motivi di convincimento.

Le affermazioni dei giudici competenti vanno adesso riportate alle conoscenze proprie della Commissione ed in particolare a due dati di conoscenza emersi con particolare significato in questa relazione. Il primo è che la pista della Loggia P2 e di Lido Gelli fu seguita in fase istruttoria dai magistrati bolognesi che indagavano sulla strage dell’Italicus e che chiesero notizie in proposito al SID: il Servizio, che, come ben messo in risalto in altra parte della relazione, era assai più che documentato in proposito, altra risposta non fornì se non quella, già ricordata, di nulla sapere riportandosi a quanto diffuso dalla stampa2.

Secondo elemento di estremo interesse è quello riguardante i rapporti fra l’Ispettorato antiterrorismo ed i già ricordati ambienti della magistratura aretina. Il commissario De Francesco che, per incarico di Santillo, seguiva la pista piduistica di Arezzo, in stretta collaborazione con i magistrati bolognesi, ebbe uno scontro violentissimo con un magistrato aretino che lo accusò convocandolo in questura nel cuore della notte di violare il segreto istruttorio3. L’incidente, che comprometteva in loco i rapporti tra ma-

  1. Deposizioni Cherubini e Carlucci. Vedasi anche deposizione Filastò 3 luglio 1981 resa al dott. Cappelli della Procura della Repubblica di Arezzo.
  2. Vedi pag. 75.
  3. Vedansi le deposizioni Zanda 23 novembre 1982 al sostituto procuratore della Repubblica di Bologna e Carlucci 10 febbraio 1982 alla Assise di Bologna, per non citarne che due.