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«osate» e fu l’ultima formula colla quale potesse ormai rivestire la sua antica opposizione.

Il centro era trovato; or conveniva a quello richiamare tutte le sparse forze; il nodo era scoperto, ma bisognava raccogliere e stringere le divergenti fila. Uomini preclarissimi si accinsero alla difficile impresa; altri distinti per senno, per braccio, per mezzi la spalleggiarono. Si fece capo a Torino, e di là cominciò quell’attiva propaganda che chiamò e preparò gli Italiani ai futuri destini, diffondendosi per le Provincie o con successivo e continuato procedere, o a lunghi sbalzi e intervalli, secondo che le politiche circostanze lo permettevano.

Le condizioni della Provincia nostra non erano delle migliori. Lontana dai due centri che a parti opposte s’eran costituiti contemporanei, ma non unisoni subito; lenti e mal sicuri i rapporti, non tutti consenzienti sulle prime lungo la linea di comunicazione. Perciò scarsi od incerti o diversi i consigli; fiacchi o sconcordi gl’incitamenti, debole l’esempio, poco o nullo l’appoggio.

Ma era in questa Provincia una eletta di animosi, che trovarono in sè stessi e nelle proprie convinzioni quanto ancora mancava, e rompendo gl’indugj si prepararono per tempo ad entrare compatti e ordinati nel novello arringo.

Vi posero gli uni quell’intelligente amore, quella invitta fede, quella influenza simpatica, che lor veniva da intemerata vita, da severi studï, e dalle prime prove politiche del 48 e 49; gli altri quella indomita ed onesta fierezza, quella incrollabile costanza, quella meritata popolarità che ritraevano da una lunga serie di patimenti e di lotte. E qui, a giusta significazione di onore, ci sia lecito nominare fra i molti instancabili e caldi propugnatori della causa nazionale il nostro Giulio Cesare Fabbri, bersaglio designato ma fermo all’odio e agli strazï di un reo Governo per 17 anni, che animandosi di leali sentimenti di conciliazione fra la vecchia e la nuova dottrina liberale, rese possibili le fraterne intelligenze fra i nostri concittadini d’ogni classe, e circondò di autorità e di fiducia i suoi fidi e giovani amici, i novelli apostoli di quella religione politica che dovea condurci all’indipendenza e alla unità. Aiutatori della patriottica impresa molti e molti altri dovrebbero essere menzionati;