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prà mai il nome, non devono servire ad ambizioni, ad appetiti di persone che non il bene della Patria vogliono, ma la soddisfazione delle loro mire, l’appagamento dei loro non chiari interessi.

Oggi tu hai bisogno di quiete ed hai il diritto di averla, hai il diritto di vivere in condizioni nelle quali tu possa riprendere la tua vita di lavoro e di assicurarti un posto dignitoso nello svolgimento dell’attività politica del paese, evitando violenze e convulsioni che sarebbero la rovina di tutti e innanzi a tutti dei loro stessi ispiratori, perchè rappresenterebbero forze negative come valori sociali in quanto non varrebbero che a rendere più grave e forse irreparabile il disagio che ci ha gravato negli scorsi anni e che oggi minaccia di acuirsi se non corriamo tutti ai ripari, tutti d’accordo, non gli uni contro gli altri, perchè il benessere che una classe in qualunque modo riuscisse a conquistarsi oggi, a detrimento di altre, non sarebbe nè potrebbe essere duraturo in quanto basato sulla ingiustizia ed avrebbe in sè dal nascere la ragione della sua non lontana, fatale, decadenza.

La violenza per la violenza, causa e fine a sè stessa non è stata mai produttiva di nessun risultato utile non ha mai contribuito al progresso, non ha mai determinato in meglio l’aspetto della umanità e si capisce agevolmente perchè distruzione e costruzione sono due termini contrari che si oppongono inconciliabili la vita e la morte.

La violenza che devasta non può essere il tuo credo, la furia che vuole sangue non può costituire il tuo lavoro domani.

Certo che molto, e tu lo senti se hai fatto la guerra e vieni dalla trincea, deve essere mutato e mutato in meglio, ma ciò si può conseguire solo con metodo evitando il ciclone che tutto abbatte, svelle, frantuma, inaridisce, livella in uno squallore inanimato e sterile; ciò del resto si avvera già in questi tempi e più si avve-