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e il libro dei prati di chiaravalle 25

Torino, e quel titolo di Gran Duca, ci avvertono che siamo in presenza di una pura e pretta finzione. Forse non è che una satira, fors’anche un segno di risveglio delle idee, dirò così, anticristiche.

Nel 1597 moriva il gesuita Stefano Tucci autore di un dramma in esametri latini sul giudizio finale, che vivente l’autore venne rappresentato in Roma nella basilica dei SS. Apostoli, nel qual dramma l’Anticristo, come di diritto, ha non poca parte. Fu tradotto in versi italiani dal siciliano Antonio Cutrone, arciprete della chiesa collegiata e parrochiale dei SS. Celso e Giuliano in Roma, già stampato in Roma stessa nel 1673 (Tinassi), col titolo: Christus Judex. Tragoedia P. Stephanì Tuccii e Soc. Jesu; sacpius habita, semper cìtm admiratione spedata1. Il Domenicano F. Tommaso Malvenda pubblicava, pur a Roma, nel 1 604, i suoi De Antichristo libri undecim, rifusi poi ed ampliati nei due volumi De Antichristo, stampati a Lione nel 1647. Come si vede, tocchiamo all’epoca della nostra lettera; ed è notevole, che nel primo di quei volumi, al capo XIII, si dice espressamente che la patria dell’Anticristo ha da essere Babilonia di Siria, non Roma o Gerusalemme come è detto da altri2. Il Calmet, che nella sua Dissertalion sur l’Ante-Christ3, raccoglie quanto sull’Anticristo aveva avuto corso fino ai suoi giorni, non accenna né alla lettera, né alla lettera, né alle idee particolari in quella espresse.

A nostri giorni l’Anticristo ha trovato ancora (all’infuori dei teologi ed esegeti cattolici che non lo possono dimenticare) chi s’è occupato particolarmente di lui nel signor Guglielmo Bous

    Dal Pozzo, Historia della Sacra Religione militare di S. Giovanni Gerosolimitano detta di Malta (Venezia, 1703-1715) certamente quello del De Salles, Annales de l’Ordre de Malte, Vienne, 1889.

  1. La Biblioteca Ambrosiana possiede una copia contemporanea del dramma Tucciano nel codice I. 205, in-f., n. 7, recentemente studiato e copiato da S. E. il signor C. Ambasciatore Costantino Nigra, che in un foglietto autografo, ora unito al codice, ci regalava le notizie che qui accenno, ed altre ancora.
  2. Cfr. Cornelio a Lapide. Commenturia in Apocalypsin S. Ioannis, cap. XVI 1.
  3. Commentale ÌUUral sur la Biblc. Tom. Vili, 1726, pag. 3 i l’5Cj