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e internamente ed esternamente porta scritto il numero 12 sfuggito al Dott. Seebass (1. e. iii, p. 65). Forse il 125 vi era pur scritto, ma fu raschiato così che nessuna certa traccia è pii!i leggibile.
E non è questo il solo caso in cui i numeri presentino qualche difficoltà, e per questo parlavo di soluzione parziale della questione.
Ho rilevato qui e altrove qualche lieve inesattezza nel lavoro, del resto tanto buono e diligente, del Dott. Seebass. Mi permetto di aggiungere (cfr..Seebass 1. e, p. 62) che il codice Ambrosiano D. 20 Inf. non è dato dai cataloghi della Biblioteca come proveniente dal monastero di Bobbio, sibbene da quello milanese di S. Pietro in Gessate nel sobborgo di Porta Tosa, pur dei benedettini di SM Giustina, e fin dall’anno 1603. Ai medesimi appartennero anche altri codici ambrosiani, per es. X. 6 Sup. ed A. 65 Inf. pervenuti alla nostra biblioteca negli anni rispettivamente 1822 e 1825, e forse direttamente da Padova, dove quei monaci avevano la sede principale. Quanto al codice G. 58 Sup. è vero che i catalogi dell’Ambrosiana non lo segnalavano per bobbiese, ma come tale l’aveva già descrìtto il Peyron (op. cit., p. 179).
Per finire, il codice Ambrosiano H. 68 (cfr. Seebass, 1. e, p. 64) è bensì bobbiese, ma nell’Ambrosiana appartiene all’ordine superiore, non all’inferiore.