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DESERTO
Qui non fieri tremuoti o mar di lava
Romoreggiando han la mina addutta:
Dorme sotto ad un ciel plumbeo l’ignava
Terra, nè più l’egro vulcano erutta.
Per la pianura solitaria e brutta,
Cui più non bacia il Sol, pioggia non lava,
Una coltre di sabbia fredda grava
Su la città sommersa e non distrutta.
E pur la vita qui fervea; gioconde
Qui nel tempio d’amor danzavan l’ore;
Qui il nemico ferian lingue faconde!
Or non odio nè amor, non suon nè fiore;
Solo il tedio fra cupe ombre infeconde
Regna l’alto sepolcro, anzi il mio core.