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Qual tutto ignudo il roseo
     Dorso, qual mostra al Sol l’eburneo petto;
     Chi sparge fiori al zefiro,
     Chi de la radiosa onda fa letto.

Là su l’erbette roride
     L’auree membra lascive una distende,
     Altra le braccia candide
     Al fuggitivo marinar protende;

E dolce canta: — È splendida,
     O ingegnoso mortai, questa dimora:
     Qui Amor sorride all’anime
     Come l’aprile a questi prati, ognora.

Per queste piagge ei libero
     Vaga, bello e infedel sì come il mare;
     A lui che i Numi soggioga,
     Nume è il piacer, le nostre membra altare.

Quindi la pace ingenua
     La sua gioconda compagnia non sdegna,
     Ma a’ nostri varj talami
     Pronuba ride, e nuovi riti insegna.