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A lui dintorno insidioso e bieco
Serpeggiar miro il torbido
Volgo, che sempre ingorde
Apre le canne, e morde
Meglio colui che men gavazza seco;
Stride il Livor, d’inutili
Petti sol vanto e nume,
E sovr’abjetta cattedra
Larva di dritto e d’eguaglianza assume.
Ma chi alato è d’ingegno e altera ha l’alma
Ad inaccesso vertice
Poggia sdegnoso, e il guardo
Sopra il vulgo codardo
Gitta sereno, e certa ottien la palma:
Così tra nembi e fulmini
Secura aquila vola,
Fin che s’acqueti e spazj
In vista al Sol superbamente sola.
E che impero non hai sul nostro petto,
O amor di noi? Tu susciti
Ogni virtù nascosa,
Tu d’ogni egregia cosa
Voglia ne accendi ed operoso affetto;