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PENTIMENTO
Se creder puoi, che di vulgar dispetto
L’ira sia nata, a cui dò pieno il varco,
E il mordace livor sfreni dall’arco
I giambi, che sul tuo capo saetto,
Nè il superbo cor mio, nè l’intelletto
Fiero, che a nume alcuno io non sobbarco,
Nè te conosci e dei tuoi falli il carco,
Nè lui ch’io spregio e di tue cure è objetto.
Ben di me, di me sol fremo; e l’insana
Fiamma che m’arse, e il tanto ozio ch’io spesi,
D’infecondo rimorso il cor mi sbrana:
Tosto il dovea, ma tardi alfin compresi,
Che per la tua beltà gelida e vana
Tal che m’è fida e più me stesso offesi!