Nitidi come scuri
Vibro sul capo i miei
Scherni, e i regni futuri
Lascio ai santi pigmei.
Sol fra la ridda ignobile
D’alme e di carni a prezzo,
Re di me stesso, i floridi
Che mi nascono in cor sogni accarezzo.
Mormora quindi al mio
Dorso la turba, e il torto
Strale e il velen natio
Su me lancia dal corto
Arco dell’alma; io, fattomi
Del mio disprezzo usbergo,
Di lei rido, e nel placido
Lume dell’arte mia tutto m’immergo.
Nè voce altra, nè alcuna
Beltà che il cor mi desti,
Fuor che la tua sol una,
Può richiamarmi a questi
Lidi, ove sola e splendida
Sì come Espro da’ mari,
Cinta di strane tenebre
Sorgi; e sei bella ed orgogliosa al pari.