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O quei felice, e quanto!
Cui l’amor tuo fu dato;
Che può, stretto da un santo
Nodo, sognarti allato;
Che, assiso ai tuoi ginocchi,
Può il guardo avido e l’anima
Specchiar ne’ tuoi begli occhi!
A lui, nè il ben nutrito
Censo e i pampinei colti,
Ch’oltre al retaggio avito
Crescon superbi e folti,
Nè il gentil nome egregio,
Che d’oziosi, inutili
Petti è sol vanto e pregio,
Ma l’operosa, esperta
D’umani casi, intera
Vita e l’anima aperta
Son gloria inclita e vera,
Non che i gentili e schietti
Modi, per cui si attendono
Sempre dall’opra i detti.