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Forse allor che dai fiori
Il raggio ultimo invola
La sera, e al malinconico
Sguardo degli astri luccica il sentier,
Stanca dei lunghi errori,
Avrai paura di trovarti sola
Sola col tuo pensier.
Un suon d’ale, un canto
Vago per l’aere, e come
In un immenso talamo
Susurri e baci udrai d’astri e di fior;
Ma tu soletta intanto
Ricche ricche di serti avrai le chiome,
E vôto vôto il cor.
Ecco, al gentil richiamo
La vispa forosetta
Sorge all’aperto, e trepida
Su la siepe dell’orto il suo garzon:
— Oh! vieni, io t’amo, io t’amo,
Lascia i silenzj della tua casetta,
Odi la mia canzon! —