Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
L’amor mi fa: se al voler mio conforme
Fosse il poter, questo vedresti a un punto
Civile ordin distrutto, e l’uomo ignudo
Errar nei boschi a disputar la ghianda
Ai più forti di sè. Lacci e catene
Per fiero istinto di vendetta e d’ira
Contro noi stessi ci tessiam; di vane
Larve e d’ombre mendaci e di paure
Ingombriam l’alme nostre; e qual più geme
E men leva la fronte al rio flagello
Quel virtuoso è più! Vòto fantasma,
Virtù, vana parola, ove altro serto
Che di spine non hai, s’altra promessa
Dar non sai che del ciel, su questa terra
Che l’ossa nostre, e l’alme forse inghiotte,
Nel nome dell’amor ti maledico!
Perdona, anima cara: empio e crudele
Suona il mio dir; ma delle mie sventure
Vil lamento io non movo. Ad uno ad uno
Vidi cader dalla mia fronte i fiori
Delle speranze mie; spento il sorriso
Della rosea salute; e magra e lenta
Co’ suoi freddi bisogni al fianco mio
L’abbominosa povertà s’asside.
Divorai muto il pianto, e muto io tolsi
Le mie sciagure e le torrò. Di strane