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A te daran colori
Il ciel vivace e la flegrèa marina,
Le nubi del Vesuvio,
Di Capri i lidi e di Sorrento i fiori;
A me la fredda cetera
Avviveran le tiepide
Aure di Mergellina;
E canterò. Ma dove
Spingi il tuo volo, o instabile speranza?
Il pianto mio dimentichi
E i lunghi affanni e le durate prove?
Ahi, ne la solitudine
Di questo ignoto esilio
Solo il dolore ha stanza!
Signor, che a queste brume
Doni del sole il provvido sorriso,
Toglimi al dubbio gelido,
Che all’ingenua mia fede ammorza il lume!
Deh, ch’io non più nell’orrida
Nebbia, che il cor m’intenebra,
Gema da te diviso!