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18 La Palingenesi

     D’accolte greggi e di pascosi prati;
     Di tende e di capanne indi alle apriche
     70Valli, amene di miti alberi e d’acque,
     Dieder ombre ospitali; indi l’audace
     Zatta cacciando per gl’impervj flutti,
     L’oro e gli aromi dell’opposte rive
     Accomunâro e gentili usi e riti.
     75Ma, dovunque movesse inesorata
     Varia fortuna dei raminghi i passi,
     Il dolor presagíali, e un’indistinta
     Cura spargea di bieche ombre i lor petti.
     E chi primo guizzar come fiammante
     80Serpe il fulmine vide, e per le bronzee
     Volte del ciel sentì correre orrendi
     Tumulti e traballar la terra e in lunghi
     Murmuri reboar cupe le valli,
     Chinò tremante la cervice, e arcano
     85Un poter, che l’immenso ampio reggea,
     Nel fulmine adorò. Tal, cui dormente
     Tra custodi cespugli il Sol sorprese,
     Aperse gli occhi giubilante, e vide
     Tanta festa di raggi, e il corpo infermo
     90A quella intiepidì luce infinita,
     Genuflesso adorò l’astro sorgente,
     E l’ingenua preghiera indi all’incerto
     Labbro affidò della crescente prole.