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Ho deciso invariabilmente, e almeno per questa volta non voglio far prefazione. Stimo bene di dispensarmene per due motivi: primo, perchè c’è anche troppo dei versi, e non bisogna avvezzare il publico rispettabile alla doppia ghiottoneria della prosa; e poi sono indispettito coll’ingrata patria che l’anno scorso non aggradì abbastanza il mio povero Pill, tanto in prosa che in versi. Malissimo: perchè io, vedete punizione della superbia! m’era fitto in testa che quella necrologia venuta a chiudere l’anno fosse la migliore di quante se ne scrissero in tutta Italia nel 1852: e il peggio è che lo credo ancora: e non posso guarire da questa monomania finchè un’anima pietosa non venga a dirmi: “Guarda, presuntuoso: questo è un cenno necrologico stampato a Roma, o a Napoli, o a Torino, o a Firenze, ecc. nel 52 o nel 53 (vada anche pel 53) e vale meglio del tuo, e come lavoro letterario durerà più a lungo."