fanno più grosse; e qui si tratta proprio d’uno dei migliori, direi quasi il mio Pilade da circa un quarto di secolo. Una sera, in dicembre dell’anno scorso, mi capita dalla campagna mentre stavo ritoccando le ultime prove di stampa. Mi offro di leggergli quei versi, egli accetta di buon grado; leggo: mi fa sulle prime qualche osservazione perchè è uomo di gusto difficile: e poi a poco a poco cessa affatto d’interrompermi: io proseguo con più cuore e lena, persuaso che tutto gli piaccia, e prevedo un successo strepitoso ai miei versi. Ma quel silenzio era soverchio, e mi pareva quasi affettato: pur troppo era naturalissimo: alzo gli occhi... e vedo chiusi i suoi: s’era addormentato! “Dorme l’assassino (io pensava, seguitando imperturbabilmente a leggere), e questo bell’effetto l’ottenni io in meno d’un quarto d’ora coi prodotti del mio genio: che senza avvedermene avessi inventato un potente narcotico? Altro che magnetismo animale! Ma chi più animale tra noi due? io che vo a cercare col lanternino siffatti elogi, o lui che me li prodiga con tanta facilità e prontezza? Ah, per satanasso! quanto non pagherei ad aver qui una pistola carica a polvere, che vorrei sparargliela rasente all’orecchio e dargli una lezione di veglia! in quel modo che ai bracchi mal educati si usa a tirare qualche schioppettatina nel di dietro perchè imparino a stare attenti sulla caccia. Però, ho io il diritto di andare in collera? nella sua crudele eloquenza quale cosa più innocente, spontanea e inconscia di sè stessa d’una buona dormitina quando si ascolta una lettura nojosa?„ E, oh gara sublime di amicizia! Pilade dormiva placidamente alla voce