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colà un ragguardevol numero di truppe. Nuove offerte ricevette allora da Wallenstein: ma l’imperatore, che appena una volta consentì che per breve tempo valere di lui si potesse il generale in capo, lo mandò invece a passar rivista ad un corpo di dieci mila croati; ma pare fosse questo uno degli strattagemmi coi quali eludeva qualche volta quel monarca le disposizioni di Wallenstein, perché fu Ernesto raggiunto poco lungi da Vienna da un corriere che lo richiamava presso l’imperatore. E di consiglio aveva esso veramente mestieri ne’ critici momenti in che l’impero allora trovavasi per la cresciuta potenza di Gustavo, e per l’ambigua condotta di Wallenstein: la quale mostrossi affatto pericolosa, allorché in odio all’elettore di Baviera, autore della precedente sua deposizione dal comando, lasciava gli devastassero gli svedesi lo stato; perdendo l’elettore nel cercar di difenderlo il generale suo e della lega Tilly, mortalmente ferito presso il fiume Lech, e morto ad Ingolstadt. S’indugiava d’altro lato a quel tempo il Wallenstein a fronteggiare, senza combattere, il re Gustavo; che non aveva da opporre ai 60.000 imperiali se non 16.000 svedesi, collocati per altro da lui in ottima posizione presso Norimberga: sicché non valse il Wallenstein a rimoverlo di là, come non poté Gustavo, poi che ebbe ricevuto rinforzi, sforzare il campo di lui; e quando lo tentò, alquanti de’ migliori suoi generali rimasero nel conflitto o morti o prigionieri. La fame che fece vittime a migliaia nei due eserciti finalmente li separò, ritraendosi primo il re.
Da Vienna venne quindi Ernesto rimandato in Alsazia a prendervi il comando di quelle truppe e dell’esercito di Svevia, con incarico di difendere anche il Tirolo. Ma ad Innsbruck in pessima condizione trovò egli i soldati; sbandatosi anzi il reggimento Altemps; e frequenti erano le diserzioni: ond’è che giunto in Alsazia non si trovasse ad aver messo insieme più che sedici mila uomini da opporre ai ventidue mila degli avversarii. E molta parte della sua gente tener doveva a difesa di Breisach, che il Priorato ed altri ingegneri militari venivano fortificando. Da questa città inviava egli Raimondo a prendere accordi col duca di Lorena; se non che trovò esso che i francesi entrati