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con grand’impeto affrontasse, finché quasi solo rimasto, e venendogli meno per una ferita ricevuta le forze, cadde in potere degli svedesi . Ma condotto ad Halle in Sassonia, colà poté ricuperare la sanità durante la prigionia protrattasi per sei mesi, finché non gli riuscì di riscattarsi con denaro proprio, come egli stesso lasciò scritto. Il Bolognesi per altro nel render conto al duca di Modena dell’impiego di settemila talleri consegnatigli da Fulvio Testi, notò spesi mille talleri per la liberazione di Raimondo: ma intender si può che un’egual somma venisse prima o poi restituita in Modena al duca; molto più sapendosi per altra lettera del Bolognesi stesso, che 500 talleri vennero dal duca effettivamente per cagion di riscatto prestati una volta a Raimondo, e il rimanente gli fu forse anticipato dalla camera ducale per le regalie ed altre spese connesse alla sua liberazione. Ma non va nemmanco taciuto che essendo la presentazione dei detti conti posteriore alla seconda prigionia di Raimondo, che ci verrà raccontata a suo luogo, può anche darsi che le parole del Bolognesi a questa prima prigionia non si riferiscano affatto. Infruttuoso poi non sarà tornato al nobile prigioniero il tempo da lui passato in Halle; ché riandando le fasi memorabili delle guerre alle quali aveva preso parte, ne avrà tratto per avventura argomento a severe meditazioni. E forse, quantunque a ciò non sembrassero invitarlo le circostanze sue, insin d’allora in lui quell’ammirazione destar si poté per Gustavo Adolfo, della quale fece egli dimostrazione quando, come diremo, ne lamentò poetando la morte. E amiamo eziandio imaginare che alla patria, alla madre, ai fratelli, sarannosi in que’ tristi giorni rivolti più che mai i pensieri del prigioniero. Al duca di Modena, poiché ebbe racquistata la libertà, scriveva Raimondo l’8 maggio del 1632, proferendoglisi grato perché a quella sventura che gl’incontrò avesse mostrato prender