Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
Tilly, che se morto fosse innanzi a quella battaglia maggior rinomanza di certo conseguito avrebbe di quella che ora gli si concede, nella fiducia de’ suoi decadde allora sì fattamente da vedersi l’elettor di Baviera astretto a vietargli di mai più cimentarsi in battaglia campale. L’imperatore per altro che tranquillamente accolto aveva la notizia di quella sconfitta, limitossi, al dire del Bolognesi, a mandar condoglianze al generale sfortunato. Ad escusazione del quale non va per altro taciuto quanto il diplomatico medesimo scriveva circa i soldati di lui, mancanti di viveri e di vestimenta, non potendo levar contribuzioni se non a forza. A Vienna indirizzava egli lettere da far piangere, così il Bolognesi; ma non v’eran denari da mandargli. Quant’è al numero de’ suoi soldati in quella battaglia rimasti sul campo, variano i computi degli storici, dai mille dello Schiller ai sette mila di Rotteck e di Mailàth, e agli ottomila di Priorato; i quali ultimi tenner conto per avventura dei molti sbandati che dopo la battaglia furono uccisi dai contadini sassoni. Sbandati che Pappenheim, se crediamo allo Spanheim, disse essere stati diecimila, ad ottomila facendo esso salire i morti combattendo: ma questo a pochi forse parrà credibile. Settecento imperiali rimasero prigionieri: degli svedesi settecento morirono, dei sassoni forse due mila. E fu presente Raimondo alla mal riescita impresa come capitano nel reggimento de’ corazzieri del cugino, il quale curavasi allora in Vienna di un’infermità sopraggiuntagli; e fu quello il reggimento che, trovandosi agli avamposti, avvisò Tilly dell’avvicinarsi del nemico.
Della battaglia di Lipsia tiene Raimondo più volte parola negli Aforismi, e nell’opuscolo inedito intitolato: Delle battaglie, ove biasima Tilly per essersi lasciato sorprendere dal nemico; per aver tenuto due ore l’esercito sotto il fuoco dei piccoli cannoni svedesi senza attaccare, in aspettazione forse di altre truppe; per avere schierato l’esercito tutto di fronte, senza né retroguardia né riserve; e nota che per l’errata disposizione delle truppe questa battaglia, a differenza di più altre, riescì breve. Quant’è a lui, vi fece prova, come di consueto, di valore e di audacia; avendosi contezza che più volte i cavalieri nemici