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di età, non lieve impressione avranno senz’altro prodotto, una grave sventura patì la famiglia di lui. In una lettera scritta da sua madre al duca in quell’anno 1630, così funesto a Modena per la peste che molte vite vi spense, leggiamo che un figlio suo ivi di quel morbo era morto, dopo che un servo di lui d’egual maniera aveva dovuto soccombere. Sarà stato codesto fratello di Raimondo quel Fabrizio che una sol volta trovai nominato nelle carte de’ Montecuccoli, all’epoca cioè della sua nascita. Era quel giovane addetto alla corte del duca Francesco I d’Este, che forse lo aveva lasciato infermo a Modena allorquando riparò egli a Reggio, ove entrò di nascosto “recandovi, dice il cronista Lazzarelli, il contagio ch’era in alcuni della sua corte”.
Si ritrasse allora la contessa a Montecuccolo coll’altro figlio Alberto, che nella sua età di 15 o 16 anni era pur egli al servizio della corte. Ed essendo stata costretta di raccomandare in tale circostanza al duca gli altri suoi figli, condolendosi esso del lagrimevol caso, prometteva compensarla in parte, ogni volta che il potesse, di tanta perdita. Né è improbabile che poco di poi a Raimondo già maggiorenne fosse data l’investitura del feudo, non trovando più traccia del governo di sua madre, ma solo di quello del podestà, o commissario di Montecuccolo, che era allora Camillo Poggioli . E più lettere di lui rimangonci insino al 1644, nelle quali dà conto al duca di danari da lui riscossi per le gabelle erariali, o per multe esatte da chi venduto avesse, contro il divieto, filugelli a forestieri, o per donativi in occasione di nascite o di matrimoni principeschi. Ma delle imprese militari di Raimondo rifacendoci a tener discorso, troviamo che all’espugnazione di due fortezze prese egli parte; di una delle quali, che nomavasi Kalbe, invano altre volte dagl’imperiali tentata, presentò le bandiere a Tilly, come Raimondo medesimo in una sua relazione all’imperatore,