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genti largizioni mantenuti in fede. Delle enormità infatti da costoro commesse sono piene le storie. Ed ai croati che erano tra i peggiori predoni, racconta il Gejier, che una special punizione, allorché cadevano prigionieri, infliggevano gli svedesi, quella cioè de’ lavori forzati nelle miniere di Svezia. Ma la fuga dello Schaumburg tolse ogni ostacolo al progredire degli svedesi. Trovavasi a quel tempo Ernesto Montecuccoli (e forse Raimondo con lui) in Slesia, ove il compito gli era stato affidato d’impadronirsi dei beni ecclesiastici che ritorre si volevano ai protestanti; cura che per la gravità delle circostanze lasciò egli ad altri, andando ad abboccarsi con Wallenstein, che quantunque licenziato dal servigio, era in grado di procurargli qualche polso di soldati; sapendosi da una lettera di Ernesto che esso procedé anche più oltre per ricercarne. Fece poscia una punta in Pomerania, donde scriveva aver raccolto intorno a sé le truppe del Conti gravemente malato; ma presto ripiegò egli verso Francfort, ove anche lo Schaumburg si ridusse, essendovi già il generale Tiphenbach e il Tilly; il quale per altro appena colà si fermò, volgendosi colle sue truppe verso il Meklemburg. A Francfort una buona difesa sarebbesi potuta fare, senonché i cittadini fecero fuoco contro gl’imperiali ed apriron le porte agli svedesi: e lo stesso Ernesto, come il Bisaccioni, il Bolognesi e il Brusoni lasciarono scritto, in grave pericolo trovossi di rimaner prigioniero. A nulla valsero poi al Tiphenbach e allo Schaumburg le oche che in dispregio di Gustavo collocato avevano sulle mura di Francfort, perché nella città entrò trionfante quel re, che divenne allora l’eroe popolare leggendario di gran parte della Germania protestante. Grandissimo di statura, come lo descrive il Menzel, con l’occhio ceruleo e grande, e l’aspetto nobile ed imponente ma dolce, pareva fatto per piacere al popolo, che lo chiamava il re d’oro (perché biondo) e il leone di mezzanotte.
I rapidi progressi di questo re scossero finalmente l’apatia dell’imperatore; il quale, come il Bolognesi scriveva, tutto occupato nelle sue caccie, a chi precedentemente cercò porlo sull’avviso rispondeva che quel re di neve, com’ei diceva, liquefatto sarebbesi in clima men rigido del suo; non pensando di