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l’autore ch’or ora citammo militante pur esso allora in Germania, nel reggimento del colonnello Corpus, nella compagnia del capitano Hervart.
Nel 1626 fu egli a Modena, e rimane memoria che da sua madre mandato ei fosse, non so per qual cagione, a visitare un cavalier Baranzoni: ma tosto si restituì egli all’esercito del generale Ernesto. Raggiunse Raimondo, come credo, quest’ultimo nella Slesia da lui e da un conte Donà tenuta allora in custodia; e in tal caso avrà esso pure preso parte ai conflitti che in quell’anno e nel successivo ebbero luogo fra gli imperiali e le truppe del duca Bernardo di Weimar, avendo Ernesto, mentre durante un’infermità del Wallenstein tenne il comando supremo, riportato in più scontri notevoli vantaggi, come narra nella sua storia di Ferdinando II Gualdo Priorato. Nel giugno e nel luglio del 1627 furono poi le genti del Weimar, che numeravano colà dodici mila uomini, da Ernesto debellate e disperse, colla perdita di 35 stendardi e di molte bandiere che il Wallenstein mandò a Vienna. Ritornò Raimondo per più lungo soggiorno in Italia alla fine del 1627 allorché erano gl’imperiali ai quartieri d’inverno, e tosto volò a Montecuccolo per riabbracciarvi la madre e i fratelli. Colla madre venne egli a Modena, dove la narrazione dei fatti che allora accadevano in Germania può credersi ponesse in apprensione il cuor materno di lei, giacché quanto siamo per dire sembra lasciar luogo a congetturare che distorre lo volesse dal ritornare all’esercito imperiale. Vediamo infatti che lo affidava essa suo primi del 1628 al conte Francesco Montecuccoli che ci verrà più volte nominato, il quale moveva allora, crediamo a diporto, per Roma e Napoli: ed egli sel tenne infatti compagno in quel viaggio. Né andremo per avventura lungi dal vero reputando che dalla visita de’ monumenti famosi dell’antichità, da lui già veduti in età infantile a Roma, e dalle meraviglie della natura in quelle regioni fortunate, traesse la giovin’anima di Raimondo eccitamenti a volere colla virtù e col senno seguitare le orme di que’ grandi, le memorie de’ quali così vivaci perdurano, a Roma singolarmente. E che in quella città e in