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dere al piano guidata dal suo capitano che era un Giovanni Massari: e noi non andremo forse lungi dal vero congetturando che, se trovavasi a quel tempo a Montecuccolo Raimondo, giovinetto allora di sedici anni, e addestrantesi al mestiere delle armi, un qualche senso di emulazione avrà provato nel vedere organizzarsi quella compagnia, e partir poscia in ordinanza militare alla volta di Brescello. E forse nel giovanile suo ardore invidiava egli la sorte di quel modesto capitano Massari, il quale io vado sicuro che, costretto in adempimento al debito suo a lasciare la famiglia e le cose proprie allo sbaraglio, per andare a chiudersi in una fortezza a governarvi soldati non meno di lui malcontenti (essendoché più che i pianigiani patiscano i montanari di nostalgia), di buon grado ceduto gli avrebbe il gravoso incarico affidatogli. Un senso ancora di vanità poté sorgere nel cuore del giovane feudatario al pensare che sudditi suoi erano que’ soldati. Richiese al tempo medesimo il duca di Modena alla contessa Montecuccoli, che assentì, di potere arrolar gente nel feudo per quel terzo (ossia reggimento) che “messo insieme per amore et anco per forza” come dice lo storico Vedriani, fu astretto a dare agli spagnuoli. Venne quel reggimento mandato a Genova minacciata allora dalle truppe di Savoia e di Francia, e poscia all’assedio di Verrua, ove pei disagi patiti e pel manco di viveri andò in gran parte rovinato.


Capitolo II

Prime armi di Raimondo


All’aprirsi del secondo periodo della guerra dei trent’anni, cioè nel 1625, ebbe Raimondo a conoscere Rambaldo di Collalto, friulano, rinomato generale al servizio dell’imperatore, che venne poi a morte cinque anni appresso, dopo avere la sua gloria oscurata col non impedire il saccheggio di Mantova,